Descrizione
Mandala da colorare a bali: l’arte è…
E’ difficile non rimanere ammaliati dall’arte balinese, al di la della sua natura e dei suoi maestosi templi, l’isola sa affascinarti con la sua raffinatezza e originalità presente in ogni sua manifestazione, non c’è rappresentazione che non porti con sé un’ampia e profonda varietà di significato.
Mandala da colorare a bali: Il Barong
Il Barong è una danza sacra tradizionale balinese, diffusa e praticata in tutta l’Indonesia. È probabilmente la rappresentazione balinese più popolare.
Danza barong
L’evento drammatico rappresentato nel corso della danza è la rappresentazione della lotta tra Barong (mostruoso simbolo di dio e animale del bene e della fertilità) e Rangda (una strega simbolo del male) e alla fine ci sono episodi di trance tra i partecipanti . La danza si conclude con la battaglia finale tra Barong e Rangda, che termina con la vittoria di Barong su Rangda. Rangda fugge, il male viene sconfitto e l’ordine celeste viene ripristinato.
Il Barong è un drago che può essere trovato in molti eventi in Estremo Oriente e consiste in una grande maschera animata da almeno due uomini.
Il Barong si mescola con molti altri generi spettacolari durante le festività balinesi; per esempio, con il Topeng (che celebra l’incontro tra il raja balinese e l’indù di Giava); con il Ketyak (il ballo delle scimmie, dove tutti gli uomini del villaggio creano un esercito di scimmie con poteri soprannaturali ispirati al Rāmāyaṇa); con Legong-Keraton (la danza femminile più nobile che deriva dalle danze di corte eseguite da ragazze tra i sette e i dieci anni che si sono allenate in un allenamento molto estenuante e duro).
Il mandala nell’arte balinese: l’architettura Tri Mandala e Sanga Mandala
L’arte balinese è un complesso di particolari che non hanno soltanto funzione estetica, ma soprattutto religiosa. Fondamentale nell’architettura balinese infatti, è l’uso del mandala maggiormente impiegato nella costruzione di templi sacri, ma anche in quella di abitazioni e luoghi pubblici.
Mandala è il concetto che esprime la perfezione di uno spazio, volto a creare sinergia e forza spirituale proprio grazie al suo valore religioso.
Nell’architettura balinese troviamo quindi, un’organizzazione degli spazi secondo una tripartizione. Quest’ultima è chiamata Tri Mandala e ricorre frequente nella realizzazione di spazi sacri e non solo, composta da tre aree, corrispondenti a tre regni, uno meno religioso, uno intermedio e uno più sacro. Il regno inferiore, quello meno religioso è chiamato Jaba Pisa ed è il luogo dove avvengono performance di danza e tutto ciò che concerne la preparazione dei rituali. Il secondo regno, è il Jaba Tengah adibito alle attività generali del tempio e dove troviamo . Il terzo è il Jeroan a cui possono accedere solo i fedeli ed è infatti, situato nella zona più alta del tempio. Qui si svolgono le cerimonie più importanti, dove i fedeli incontrano le divinità, attraverso i quali esprimono la propria volontà.
Un altro metodo di realizzazione del tempio induista è il Sanga Mandala, basato sull’organizzazione spaziale a nove zone. Questo sistema rappresenta l’apice della composizione geometrica, e tutte le parti convergono al centro. Il Sanga Mandala è composto da nove zone, otto corrispondenti alle divinità induiste, i “guardiani delle direzioni”, Shiva, Isvara, Mahadeva, Visshnu, Brahma, Sambhu, Sangkara, Mahesora, Rudra.
A queste si aggiunga la nona zona che è quella centrale, il centro sacrale del mandala.
Il tempio è la struttura più armonica per eccellenza nell’arte balinese, dove per armonia si intende la serenità nel rapporto tra uomini, natura e divinità che ritroviamo contemporaneamente nel culto induista.
La Pittura Balinese
Di certo la forma d’arte balinese più soggetta alle influenze occidentali è la pittura.
La pittura balinese era inizialmente molto semplice, veniva impiegata soprattutto per la decorazione dei templi. Era fondata su tre tipologie: i langse, grandi arazzi rettangolari usati come decorazioni o tende in palazzi e templi, gli iders-iders, dipinti a rotolo appesi lungo i cornicioni dei templi, e i calendari astrologici. Molti dei dipinti rappresentavano narrazioni con temi mitologici che illustravano storie dell’epica e della affascinante letteratura hindu.
L’arrivo degli artisti occidentali ha introdotto nuovi soggetti da raffigurare e materiali apprezzati dagli artisti locali.
Lo stile pittorico di Bali è conosciuto come stile Wayang o di Kamasan, caratterizzato dall’uso di colori naturali ( e quindi ocra, nero e rosso) per rappresentare storie provenienti dal Ramayana o Mahabharata (testi sacri di spicco induisti) .
Opere di questo tipo illustrano sia umani che figure mitologiche sottoforma di maschere utilizzate dai danzatori durante i rituali. Le maschere sono la personificazione del bene e del male ed è attraverso queste danze che l’uomo si avvicina al divino purificandosi dal male. L’arte a Bali si unisce così, alla tradizione religiosa rendendola unica nel suo genere.
Nel 1936 con lo scopo di preservare l’arte balinese e creare una formazione artistica sotto la guida dell’artista olandese Bonnet nacque la Pitamaha Art Guild, che ebbe vita breve in quanto rimase attiva fino allo scoppio della seconda guerra mondiale .
Come per molti correnti artistiche in giro per il mondo, gli stili cambiano in base ai villaggi.
A Bali il centro dell’arte è considerata la cittadina di Ubud ma basta spostarsi di pochi chilometri per notare sostanziali differenze pittoriche.
Basta spostarsi di pochi chilometri da Ubud per trovare nel piccolo villaggio di Batuan scenari molto cupi, oscuri rievocando scene religiose o leggendarie con mostri, streghe, spettri e strani animali.
Se invece ci si sposta lungo la costa, a Sanur, abbiamo nelle opere l’influenza del mare: scenari più leggeri, a volte erotici e non più icone religiose ma creature marine e “strani” animali.
Fra gli anni ’60 e ’70 si diffusero a Bali due nuovi stili: la pittura dei “giovani artisti” e le Miniature di Keliki.
La pittura dei “giovani artisti” è ricca di colori con semplici linee che aiutano la continua contrapposizione di colori e forme, ricordando quasi i disegni dei bambini;
le miniature di Keliki invece consiste in uno stile che unisce il disegno lineare di Ubud con la cura dei dettagli tipica di Batuan. Le opere hanno dimensioni variabili e ogni cm della tela è coperta con minuziosi dettagli di vita balinese.
Mandala come stile
Tri Mandala e Sanga Mandala ricorrono anche nella creazione di abitazioni e giardini, proprio per la natura simmetrica ed equilibrata delle geometrie che si rifanno al concetto di pace interiore ed esteriore. Essi hanno come funzione principale di concatenare quindi, il microcosmo e il macrocosmo. Non solo, negli anni è stato scoperto che queste maestose strutture ricche di dettagli, oltre a essere esemplari di un’arte profondamente spirituale e devota, sono realizzate mediante l’uso di materiali naturali e quindi, sostenibili.
Il sistema mandala è particolarmente apprezzato nella cultura occidentale, fino a al punto di creare nuovi stili d’arredamento che richiamano lo stile zen e la filosofia orientale dell’armonia, con lo scopo di creare sinergia tra i vari ambienti domestici e un senso di rilassamento negli inquilini che li vivono.
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